Vogliamo parlare di nuova ecologia come attività sistemica che ha come obbiettivo quello di creare cicli chiusi di produzione alimentare (o artigianale),che non facciano parte di un processo antropico sregolato nel quale gli scarti di produzione vengono liberati nell’ambiente circostante, ma considerino gli scarti come l’ultimo anello e contemporaneamente il primo anello della trasformazione della materia e dell’agricoltura, L’uomo, secondo questa prospettiva, smette i panni del cacciatore-raccoglitore-trasformatore, totalmente dipendente dall’ambiente esterno, ma diventa generatore di ambienti a ciclo chiuso, crea l’habitat autogeno dove si insedia.
L’uomo ragiona con la mente della natura, riflette con essa e condivide, oltre allo spazio fisico della materia biologica, le sue idee, ne crea delle nuove.
martedì 29 settembre 2009
lunedì 28 settembre 2009
stagionalità
Altro nostro obbiettivo è osservare con attenzione la natura per comprende in profondità il legame strutturale che lega le attività agricole e il trascorrere delle
stagioni. Vogliamo fare risaltare il valore del tempo, del suo passare, la ciclicità di alcune attività e la necessità di adattarsi al contesto ambientale che comporta continue trasformazioni delle pratiche, modificazioni del paesaggio. Descrivere, in modo collettivo, il paesaggio del futuro, non tramite visioni teoriche, ma individuando le possibilità economiche reali di coltivazioni, di micro-economie,
di forme di socialità perdute o non ancora sperimentate.
L’importanza capitale che diamo al rapporto interconnesso e metamorfico Natura-Essere Umano è il punto di partenza dal quale si può comprendere il nostro interesse per alcuni aspetti, sovente considerati marginali, del paesaggio pinerolese. Le aree periurbane, i campi intrappolati tra le tangenziali, gli orti che respingono la cementificazione, sono spazi dove andare a scoprire il flusso delle stagioni, la Natura che resiste. Negli interstizi di quelle zone altamente antropizzate ed urbanizzate, ovvero in quegli spazi naturali lasciati a margine, erbe spontanee, arbusti, sopravvivono ed esprimono la forza premonitrice che vogliamo trasmettere con le nostre immagini.
stagioni. Vogliamo fare risaltare il valore del tempo, del suo passare, la ciclicità di alcune attività e la necessità di adattarsi al contesto ambientale che comporta continue trasformazioni delle pratiche, modificazioni del paesaggio. Descrivere, in modo collettivo, il paesaggio del futuro, non tramite visioni teoriche, ma individuando le possibilità economiche reali di coltivazioni, di micro-economie,
di forme di socialità perdute o non ancora sperimentate.
L’importanza capitale che diamo al rapporto interconnesso e metamorfico Natura-Essere Umano è il punto di partenza dal quale si può comprendere il nostro interesse per alcuni aspetti, sovente considerati marginali, del paesaggio pinerolese. Le aree periurbane, i campi intrappolati tra le tangenziali, gli orti che respingono la cementificazione, sono spazi dove andare a scoprire il flusso delle stagioni, la Natura che resiste. Negli interstizi di quelle zone altamente antropizzate ed urbanizzate, ovvero in quegli spazi naturali lasciati a margine, erbe spontanee, arbusti, sopravvivono ed esprimono la forza premonitrice che vogliamo trasmettere con le nostre immagini.
il Pinerolese come esempio
Consideriamo il territorio pinerolese e le valli alpine confinanti come un esempio assimilabile, dal punto di vista di potenzialità e possibilità, ad altre zone d’Europa. Intendiamo descrivere in modo accurato le caratteristiche che contraddistinguono questo territorio, focalizzando l’attenzione sulle stratificazioni e i cambiamenti che,nel campo dell’agricoltura, hanno mutato il paesaggio e le relazioni tra i vari macro ambienti, la pianura, la collina, la montagna. Motivo di questa attenzione storica è comprendere le trasformazioni e prefigurarne delle nuove, coscienti, che si riflettano sulla conservazione di un habitat locale auto-sostenibile.
La ricerca delle faglie sovrapposte che hanno sempre ristrutturato la campagna pinerolese, ovvero le diverse coltivazioni, policolturali che si sono avvicendate, il passaggio alla monocoltura intensiva nel secondo dopoguerra, l’avvicendarsi delle persone e delle strutture sociali che hanno abitato questa terra e le sue propaggini alpine, è uno dei cardini del nostro lavoro documentario. L’attenzione storica ai cambiamenti è funzionale alla comprensione delle nuove idee che vengono sperimentate in campo agricolo ed ecologico nel nostro territorio. Questi due aspetti: la storia delle mutazioni dell’habitat umano e il suo futuro, creano uno strumento di indagine e narrazione che può essere trasferito anche altri contesti geografici.
Il Pinerolese quindi, assume un valore esemplificativo, metonimico, delle trasformazioni e delle scelte imposte dal secolo passato e che il nuovo secolo prefigura. La dimensione locale e circostanziata della nostra indagine è capace di suggerire che altrove, in ogni qui, secondo altre dinamiche, ma con esempi simili, si possono trovare comportamenti ecologicamente virtuosi, raccontarli, farli proliferare.
Nel nostro lavoro documentario vogliamo fare confluire le diverse esperienze di agricoltura biologica, di coltivazione orticola per la sussistenza, di abitudini ecologiche a bassissimo impatto ambientale, di stili di vita indipendenti dai carburanti fossili, di artigianato manuale e delle idee, in modo da costruire, nel tempo narrativo delle opere, una rete, o meglio un sistema futuribile, in cui queste pratiche e queste coscienze appaiano alla portata di tutti. Un sistema che nasce dalla trama narrativa del documentario come prima ipotesi di una concretizzazione nella futura vita del territorio.
La ricerca delle faglie sovrapposte che hanno sempre ristrutturato la campagna pinerolese, ovvero le diverse coltivazioni, policolturali che si sono avvicendate, il passaggio alla monocoltura intensiva nel secondo dopoguerra, l’avvicendarsi delle persone e delle strutture sociali che hanno abitato questa terra e le sue propaggini alpine, è uno dei cardini del nostro lavoro documentario. L’attenzione storica ai cambiamenti è funzionale alla comprensione delle nuove idee che vengono sperimentate in campo agricolo ed ecologico nel nostro territorio. Questi due aspetti: la storia delle mutazioni dell’habitat umano e il suo futuro, creano uno strumento di indagine e narrazione che può essere trasferito anche altri contesti geografici.
Il Pinerolese quindi, assume un valore esemplificativo, metonimico, delle trasformazioni e delle scelte imposte dal secolo passato e che il nuovo secolo prefigura. La dimensione locale e circostanziata della nostra indagine è capace di suggerire che altrove, in ogni qui, secondo altre dinamiche, ma con esempi simili, si possono trovare comportamenti ecologicamente virtuosi, raccontarli, farli proliferare.
Nel nostro lavoro documentario vogliamo fare confluire le diverse esperienze di agricoltura biologica, di coltivazione orticola per la sussistenza, di abitudini ecologiche a bassissimo impatto ambientale, di stili di vita indipendenti dai carburanti fossili, di artigianato manuale e delle idee, in modo da costruire, nel tempo narrativo delle opere, una rete, o meglio un sistema futuribile, in cui queste pratiche e queste coscienze appaiano alla portata di tutti. Un sistema che nasce dalla trama narrativa del documentario come prima ipotesi di una concretizzazione nella futura vita del territorio.
il paesaggio è un tutto
Il paesaggio contiene, in una trama priva di soluzione di continuità, manufatti opera dell’uomo e morfologie di cicli naturali, per iniziare a descriverlo dobbiamo intrapprendere una osservazione che guardi all’interno delle sue pieghe e le sveli.
Diversi paesaggi coesistono in uno stesso territorio, vogliamo intercettare i confini tra loro e seguirli, sottolineare i mutamenti e le stratificazioni, ma anche nominarli
e discuterli con le persone che incontriamo, comprendere i presupposti sociali di un paesaggio (cosa crea un paesaggio, quali scelte, quali rinunce?), le aspettative e le idee che scaturiscono da esso (che punto di vista assumono le persone per guardare il loro territorio, come vorrebbero fosse?). Far affiorare l’importanza e l’utilità di una discussione estetica sul nostro paesaggio, trasmettere la coscienza di paesaggio come bene collettivo, che non può deve essere reso sterile e tristemente uniforme da speculazioni edili invasive e nemmeno preservato solo in scorci di Natura.
Diversi paesaggi coesistono in uno stesso territorio, vogliamo intercettare i confini tra loro e seguirli, sottolineare i mutamenti e le stratificazioni, ma anche nominarli
e discuterli con le persone che incontriamo, comprendere i presupposti sociali di un paesaggio (cosa crea un paesaggio, quali scelte, quali rinunce?), le aspettative e le idee che scaturiscono da esso (che punto di vista assumono le persone per guardare il loro territorio, come vorrebbero fosse?). Far affiorare l’importanza e l’utilità di una discussione estetica sul nostro paesaggio, trasmettere la coscienza di paesaggio come bene collettivo, che non può deve essere reso sterile e tristemente uniforme da speculazioni edili invasive e nemmeno preservato solo in scorci di Natura.
artigianalità
Spiegare la figura dell’Uomo artigiano, ovvero dell’individuo che, qualsiasi sia il suo
settore di lavoro in cui opera o le attività che svolge per passione, riesce a costruire i propri strumenti, per quanto complessi essi siano, e con essi le proprie opere, liberandosi dal sistema di produzione industriale dove l’individuo diventa una parte complementare minoritaria rispetto alla macchina robotica o alla sequenza delle
macchine.
L’Uomo artigiano è quindi colui che, con la manipolazione della materia o delle idee, interagisce sempre con l’ambiente circostante, lo modifica e ne viene influenzato, per conservarlo si trasforma. L’artigiano, in quest’ottica, esprime diverse capacità in una sola persona, fa rete con altri individui, diventa autonomo, libero di agire, e per questo motivo, esprime una forte capacità democratica.
settore di lavoro in cui opera o le attività che svolge per passione, riesce a costruire i propri strumenti, per quanto complessi essi siano, e con essi le proprie opere, liberandosi dal sistema di produzione industriale dove l’individuo diventa una parte complementare minoritaria rispetto alla macchina robotica o alla sequenza delle
macchine.
L’Uomo artigiano è quindi colui che, con la manipolazione della materia o delle idee, interagisce sempre con l’ambiente circostante, lo modifica e ne viene influenzato, per conservarlo si trasforma. L’artigiano, in quest’ottica, esprime diverse capacità in una sola persona, fa rete con altri individui, diventa autonomo, libero di agire, e per questo motivo, esprime una forte capacità democratica.
possibilità dell’agire ecologico
L’agire ecologico è una pratica che sottintende la comprensione dell’interdipendenza di ciascun individuo dalla relazione con l’ambiente in cui è insediato e che sta contribuendo a modificare.
L’ecologia si associa oggi a molte prassi quotidiane che vengono considerate segni di civismo (raccolta differenziata, uso di mezzi pubblici, risparmio energetico) e comportamenti economici (agricoltura biologica, cibo a chilometri zero, uso di materiali naturali).
La nostra indagine vuole registrare l’esperienza di queste pratiche, ma vorrebbe anche individuare le idee che affrontano il tema ecologico-economico come presupposto fondamentale del vivere in consonanza ambientale (bio agricoltura a ciclo chiuso, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, ottimizzazione dei processi
produttivi, insegnamento della questione ambientale).
Con questi presupposti chiederemo agli intervistati di sottolineare i motivi e i processi delle loro scelte, spiegandoci in modo puntuale l’origine dei loro comportamenti, cosa li ha mossi verso la conoscenza del loro habitat.
Non ci interessa enfatizzare l’eccezionalità di questi cittadini, ma approfondire,
tramite i loro racconti, la capacità di ciascuno di esercitare delle decisioni che possono contribuire al cambiamento del nostro modo di vivere verso un’era ecologicamente consapevole.
Non vogliamo quindi creare, con gli intervistati, una collezione di esperti, qualificati per quelle scelte, ma insistere sulla possibilità allargata di prendere coscienza del cambiamento necessario dei nostri stili di vita.
Per questo motivo faremo interviste a contadini che adottano l’agricoltura biologica, a gestori di impianti di biogas, ad amministratori o associazioni che vogliono potenziare il trasporto pubblico, ma anche a pensionati che fanno l’orto, a famiglie che fanno parte di un gruppo d’acquisto, a persone che si interessano dei veri destini della raccolta differenziata…
L’ecologia si associa oggi a molte prassi quotidiane che vengono considerate segni di civismo (raccolta differenziata, uso di mezzi pubblici, risparmio energetico) e comportamenti economici (agricoltura biologica, cibo a chilometri zero, uso di materiali naturali).
La nostra indagine vuole registrare l’esperienza di queste pratiche, ma vorrebbe anche individuare le idee che affrontano il tema ecologico-economico come presupposto fondamentale del vivere in consonanza ambientale (bio agricoltura a ciclo chiuso, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, ottimizzazione dei processi
produttivi, insegnamento della questione ambientale).
Con questi presupposti chiederemo agli intervistati di sottolineare i motivi e i processi delle loro scelte, spiegandoci in modo puntuale l’origine dei loro comportamenti, cosa li ha mossi verso la conoscenza del loro habitat.
Non ci interessa enfatizzare l’eccezionalità di questi cittadini, ma approfondire,
tramite i loro racconti, la capacità di ciascuno di esercitare delle decisioni che possono contribuire al cambiamento del nostro modo di vivere verso un’era ecologicamente consapevole.
Non vogliamo quindi creare, con gli intervistati, una collezione di esperti, qualificati per quelle scelte, ma insistere sulla possibilità allargata di prendere coscienza del cambiamento necessario dei nostri stili di vita.
Per questo motivo faremo interviste a contadini che adottano l’agricoltura biologica, a gestori di impianti di biogas, ad amministratori o associazioni che vogliono potenziare il trasporto pubblico, ma anche a pensionati che fanno l’orto, a famiglie che fanno parte di un gruppo d’acquisto, a persone che si interessano dei veri destini della raccolta differenziata…
obbiettivi della ricerca
L’indagine avrà come risultato la composizione di un lungometraggio, che unirà i 3
registri principali del lavoro:
a- Le interviste alle persone che si occupano di agricoltura in modo professionale o per l’autosussistenza, persone che svolgono attività di prima trasformazione, persone
che adottano pratiche quotidiane altamente sensibili verso le problematiche
ambientali.
b- Le immagini del paesaggio pinerolese: carrellate, dolly, panoramiche, riprese
aeree.
c- Le immagini dei lavori svolti dalle persone intervistate.
Per individuare le persone da intervistare si è formato un gruppo di discussione e ricerca al quale partecipano oltre agli autori e all’Associazione Pensieri in piazza, rappresentanti della Coldiretti, della C.I.A., del Museo del Gusto di Frossasco e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pinerolo.
registri principali del lavoro:
a- Le interviste alle persone che si occupano di agricoltura in modo professionale o per l’autosussistenza, persone che svolgono attività di prima trasformazione, persone
che adottano pratiche quotidiane altamente sensibili verso le problematiche
ambientali.
b- Le immagini del paesaggio pinerolese: carrellate, dolly, panoramiche, riprese
aeree.
c- Le immagini dei lavori svolti dalle persone intervistate.
Per individuare le persone da intervistare si è formato un gruppo di discussione e ricerca al quale partecipano oltre agli autori e all’Associazione Pensieri in piazza, rappresentanti della Coldiretti, della C.I.A., del Museo del Gusto di Frossasco e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pinerolo.
sinossi del film pilota Taglio di ritorno
Il taglio di ritorno, come spiega uno dei testimoni del film, è un taglio che, in
potatura, serve alla pianta per concentrare la forza e direzionarla verso le giuste spinte produttive.
Il film utilizza le testimonianze di 7 agricoltori del Pinerolese e li mette in relazione al paesaggio invernale dello stesso territorio. Le testimonianze e le immagini di paesaggio creano una drammatizzazione attraverso la quale fluiscono i temi affrontati. L’analisi della campagna agricola, l’uso e il recupero del territorio, il contrasto e l’incontro tra “il rurale” e “l’urbano”, il biologico e i suoi costi, il rapporto con la terra, la promiscuità colturale, la conoscenza del territorio, il ciclo chiuso e il rifiuto visto come risorsa sono le tessere di questo documentario riflessivo, invernale.
Il taglio di ritorno vuole essere quindi, nel contesto sociale ed ambientale, un atto di cesura del produttivismo fine a se stesso del nostro tempo; in quest’ottica, già oggi, si stanno costruendo vie alternative che si protendono verso una società futura.
potatura, serve alla pianta per concentrare la forza e direzionarla verso le giuste spinte produttive.
Il film utilizza le testimonianze di 7 agricoltori del Pinerolese e li mette in relazione al paesaggio invernale dello stesso territorio. Le testimonianze e le immagini di paesaggio creano una drammatizzazione attraverso la quale fluiscono i temi affrontati. L’analisi della campagna agricola, l’uso e il recupero del territorio, il contrasto e l’incontro tra “il rurale” e “l’urbano”, il biologico e i suoi costi, il rapporto con la terra, la promiscuità colturale, la conoscenza del territorio, il ciclo chiuso e il rifiuto visto come risorsa sono le tessere di questo documentario riflessivo, invernale.
Il taglio di ritorno vuole essere quindi, nel contesto sociale ed ambientale, un atto di cesura del produttivismo fine a se stesso del nostro tempo; in quest’ottica, già oggi, si stanno costruendo vie alternative che si protendono verso una società futura.
domenica 27 settembre 2009
Bilancio Trasparente
In costruzione
Ecco la pagina dove indichiamo il bilancio e le spese per la realizzazione della serie documentaria.
Costo complessivo previsto:
progettazione,riprese, montaggio-->
spese-->
Finanziamenti ottenuti:
Associazione Pensieri in Piazza-->
Ecco la pagina dove indichiamo il bilancio e le spese per la realizzazione della serie documentaria.
Costo complessivo previsto:
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Finanziamenti ottenuti:
Associazione Pensieri in Piazza-->
Andrea Fenoglio
30 anni. Laureato in Lettere Moderne a indirizzo Storico-Cinematografico con una tesi sul regista portoghese Pedro Costa.
Autore di alcuni cortometraggi di esercitazione a Torino e Lisbona. Fotografo.
Nel 2005 inizia il mestiere di documentarista con la realizzazione di Scritti di Pietra in cui si concentra sulle dinamiche estrattive e produttive della Pietra di Luserna. Ne esce un lavoro “strutturalista” che analizza rapporti di proporzione uomo-macchina, uomo-paesaggio, uomo-produzione, attraverso un’ osservazione del lavoro durata un anno.
Per la Comunità Montana Pinerolese Pedemontano realizza nel 2007 L’isola deserta dei Carbonai, un film sugli ultimi carbonai della Valle Lemina e del Grandubbione. Il documento di cultura materiale descrive le fasi di lavorazione di una carbonaia, ambisce ad essere un libretto di istruzioni “pronte per l’uso”. Le dinamiche del film esplicitano i rapporti intimi tra uomo e territorio. Il film nel vince il premio della giuria a cinquantacinquesimo Trento film festival e al decimo Cervino cine mountain.
Nel 2008 realizza La società invisibile per l’Associazione Pensieri in piazza realizza un breve film che utilizza l’audio di una lezione tenuta del filosofo Daniel Innerrarity e le immagini in movimento filmate in alcuni spazi urbani abbandonati, marginali di Pinerolo. Dalla convivenza di questi due materiali nascono dei percorsi di pensiero che trasformano questi luoghi in “promesse”.
Assieme a Diego Mometti, sta sviluppando e portando a termine una serie di opere:
-dal 2006 il Progetto Aristeo, una ricerca che ha come obbiettivo un film in episodi che parte dalle testimonianze raccolte da Nuto Revelli ne “Il mondo dei vinti” e ne “L’anello forte” per
arrivare a raccogliere un’ampia serie di “nuove” testimonianze dei discendenti, riaffrontando gli stessi temi in tempi e luoghi differenti.
In questo quadro realizza dei primi film preparatori: Voci e luoghi dal mondo dei vinti, Altri si sono affaticati e voi siete subentrati nella loro fatica e Il motore delle città, in concorso nel 2008 al Trento film festival.
E’ in preparazione il film in più parti Il mondo (Il lavoro, la terra, le migrazioni) risultato conclusivo del Progetto Aristeo.
-nel 2009 Il viso, Un film realizzato con la comunità alloggio per diversamente abili “Le nuvole” di Saluzzo, il liceo pedagogico della città e il museo di Casa Cavassa di Saluzzo.
- Una serie di piccoli documentari sulla frutta, sulle tecniche di coltura dei frutteti e sul paesaggio relativo, per il futuro Museo della frutta che avrà sede presso la cooperativa Il Frutto Permesso di Bibiana.
-dal 2009 Una nuova regione di mondo, un film che espliciti le possibilità di un territorio, quello ligure, entrando nelle pieghe del paesaggio, coinvolgendo, tramite la figura di un attore nomade, persone e esperienze particolari dell’entroterra.
Si occupa di video industriali e di installazioni video.
sabato 26 settembre 2009
Diego Mometti
32 anni. Laureato in Lettere Moderne a indirizzo Storico-Artistico con una tesi con titolo “Forme alternative di produzione e distribuzione di arte contemporanea. Il caso Oreste”.
Fondatore del gruppo di arte sociale Belgradostraat, indaga dal 2001 al 2004 realtà comunitaria metropolitane e rurali realizzando performance collettive e video installazioni come:
Deriva en Barcelona, Barcellona 2001, con il finanziamento Movin’ up e la collaborazione della Universitat Autonoma de Barcelona.
Patio di Piombo, Aviglianasogna 2001, installazione-scenografia commissionata dal Comune di Avigliana (TO).
Pierre Rivière, Massello 2003, con il patrocinio della Comunità Montana Val Chisone e Germanasca.
Pierre Rivière, appunti minimi di viaggio, video 2003, Palazzina Liberty di Milano, Boart Bologna, Università La Sapienza di Roma.
Dopo aver collaborato come coadiuvante didattico, con il Dipartimento di Scienze Sociali della Facoltà di Lettere dell’Università di Torino, si occupa della relazione tra arte e nuove tecnologie, attraverso la produzione di opere multimediali e l’insegnamento universitario in Italia e all’estero.
Tra il 2003 e il 2005 tiene il laboratorio di net.art presso il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione della Facoltà di Lettere a Torino.
Scrive il capitolo sulle pratiche artistiche in rete per Arte contemporanea dagli anni ’50 ad oggi, curato da Francesco Poli per i tipi di Electa.
Nel 2005 è responsabile del corso di Estetica por una tecnologia suave alla Facoltà di Belle Arti della Universitad de Chile a Santiago.
In questo contesto ha partecipato alla realizzazione dell’opera multimediale interattiva, Memoria historica de la Alameda, una performance collettiva sul rapporto tra città e memoria nella società cilena contemporanea basata sull’uso creativo delle tecnologie satellitari. Tale opera è stata presentata a Sidney, all’Avana, a Santiago del Cile, vincendo premi dedicati alla ricerca neomediale.
Sempre a Santiago del Cile collabora con il collettivo Trabajos de Utilidad Publica alla fase di progettazione del Proyecto Fachada di cui cura la mostra presso il Museo del mutuo soccorso di Pinerolo nell’estate 2008.
Collabora come corrispondente, con la rivista cilena di arti applicate Mano de obra.
Assieme ad Andrea Fenoglio, sta sviluppando e portando a termine una serie di film documentari.
venerdì 25 settembre 2009
Associazione Culturale Pensieri in Piazza
L’associazione si è costituita a Pinerolo nell’ottobre del 2006 con l’intento di costruire e consolidare uno spazio di confronto sulle principali problematiche della nostra “vita in comune”, uno spazio che permetta di accrescere e arricchire le risorse culturali del territorio, ponendole in relazione con i processi di trasformazione globale.
Pensieri in piazza per sottolineare la dimensione pubblica e aperta di questo progetto, perché è la piazza il luogo in cui gli uomini, il loro agire e i loro pensieri, si incontrano/scontrano, entrano in relazione.
Il lavoro dell’associazione è stato perciò caratterizzato dal continuo confronto tra prospettive e analisi anche differenti, da un marcato carattere multidisciplinare, dal coinvolgimento di decine e decine di persone in gruppi di discussione e di lettura aperti alla cittadinanza, tentando di costruire, al di là di ogni rigida forma identitaria, un percorso comune e condiviso di pensiero che ogni anno si è concretizzato nell’organizzazione di cicli di conferenze, dibattiti, proiezioni, mostre, concerti, concentrati soprattutto nel mese di maggio, con l’intervento di
esponenti di primo piano della cultura italiana ed europea. Sono intervenuti, tra gli altri, Maria Luisa Boccia, Eugenio Borgna, Marcello Cini, Umberto Galimberti, Giulio Giorello, Daniel Innerarity, Francois Jullien, Serge Latouche, Vito Mancuso, Luisa Muraro, Salvatore Natoli, Carlo Petrini, Sergio Rostagno, Gianni Vattimo, Chiara Zamboni.
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